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PRIVACY: CYBERCRIME E REVENGE PORN

Privacy: cybercrime e revenge porn

“La tecnologia è come un martello.” Questa è la similitudine avanzata dal prof. Pietropaoli per spiegare la duplice “faccia” dei dispositivi informatici. Come il martello, può ad essere impiegato indistintamente per piantare un chiodo al muro o come arma di offesa, anche la tecnologia può da un lato promuovere l’affermazione di un diritto, dall’altro essere utilizzata per la commissione illeciti.
Il legislatore, nel tentativo di arginare la loro diffusione, ha introdotto nel codice Penale nuove fattispecie di reato note come “computer crimes” o “reati informatici” che si caratterizzano per la loro capacità di avere delle importanti ripercussioni sulla vita reale pur essendo commessi nel mondo virtuale o cyberspace.
All’unanimità la Camera ha proceduto all’approvazione dell’emendamento sul cd. “Revenge porn” norma con la quale si potrà punire con la reclusione fino a 6 anni e la multa da 5000 a 15000 euro chi dopo aver realizzato o sottratto materiale pornografico senza il consenso delle persone rappresentate procede alla loro pubblicazione e diffusione. Pena inasprita qualora tale condotta sia posta in essere dal coniuge, anche se separato o divorziato, o persona comunque legata alla vittima da una relazione affettiva.

A cura della dott.ssa Cristina Froio e Emanuele Sansani